Vi starete sicuramente chiedendo…
Quando parlo di inserimento della figura dello psicologo nei progetti, cosa intendo, di preciso?
All’atto pratico, cosa dovrebbe fare lo psicologo?
E … come si dovrebbe misurare il contributo dell’attività di uno psicologo al progetto, ossia come si può capire se ha fatto bene o ha fatto male, o se il suo coinvolgimento nel progetto non sia stato completamente ininfluente?
La risposta non è semplice … ma iniziamo dal principio.
Cosa si intende per intervento di counselling
Preferisco non avventurarmi in una mia definizione e riportare invece quella contenuta nel documento “Atti tipici e riservati della professione psicologica: la competenza del counseling“, redatto dal Consiglio Nazione dell’Ordine degli Psicologi. In questo estratto viene fornita una descrizione delle attività che rientrano nella consulenza psicologica (o counseling (inglese americano) o counselling (inglese inglese)).
L’attività di counseling include tutte le attività caratterizzanti la professione psicologica, e cioè l’ascolto, la definizione del problema, la valutazione e l’empowerment, necessari ad un’eventuale formulazione diagnostica.
È possibile individuare “una motivazione centrale rintracciabile alla base di qualsivoglia domanda di intervento psicologico […]”2. Tale motivazione scaturisce da una “crisi di decisionalità”3 dal momento che chi si rivolge allo psicologo per una consulenza psicologica, sia esso individuo, coppia od organizzazione, “avverte, anche se spesso in maniera confusa e imprecisa, una sorta di discontinuità tra la propria capacità di agire per il raggiungimento di un obiettivo e tale obiettivo, ovvero lo scopo verso il quale l’azione è diretta” (ibidem).
In tal senso è possibile affermare che “lo psicologo è chiamato a occuparsi di sistemi in crisi di decisionalità e possiamo quindi riconoscere la sua funziona professionale: quella di incrementare la capacità decisionale del suo utente” (ibidem).
Lo scopo è quello di sostenere, motivare, abilitare o riabilitare il soggetto, all’interno della propria rete affettiva, relazionale e valoriale, al fine anche di esplorare difficoltà relative a processi evolutivi o involutivi, fasi di transizione e stati di crisi anche legati ai cicli di vita, rinforzando la capacità di scelta, di problem solving o di cambiamento.
(…)
Per compiere un atto professionale responsabile, sicuro ed etico, è necessario che il professionista sia in grado di verificare a quale “domanda psicologica” corrisponde la “richiesta esplicita” del cliente, di valutare lo stato attuale e prospettico della situazione psicologica personale dell’utente (…), collegarla alle dinamiche relazionali e contestuali nelle quali è inserita, proporla in maniera scientificamente coerente e infine, valutarne gli esiti in modo appropriato, ed eventualmente individuare gli adattamenti necessari per garantire al meglio il benessere psicofisico dell’individuo.
2 Grasso M., Cordella B., Pennella A.R. (2003), L’intervento in psicologia clinica, Carocci, Roma, p.151
3 Grasso, M., & Salvatore, S. (1993). La capacità decisionale come prodotto della psicologia clinica.
Detto ciò, cosa si intende per counselling di progetto?
L’applicazione delle attività sopra illustrate al contesto del progetto e in modo tale che siano in sincronia con suoi processi1.
Questa definizione dice tutto e niente, però credo che al momento sia sufficiente, perché l’argomento è articolato. Inoltre ho scelto di fornire solo la definizione standard di consulenza psicologica perché penso che sia utile ad innescare le opportune riflessioni in chi abbia voglia di cercare dei punti di contatto con i processi di project management.
Ho comunque intenzione di fare un approfondimento in un articolo successivo.
Quindi, fermo restando…
che l’intervento di counselling si sostanzia in quanto detto prima;
che i comuni prerequisiti per la buona riuscita di un intervento di counselling sono i seguenti: la credibilità professionale dello psicologo, che deriva dalla sua formazione ed esperienza, e la convinzione da parte del cliente di voler intervenire su determinate problematiche2…
arriviamo a come valutare l’efficacia di un intervento di counseling.
Diciamo che un indicatore sintetico che misuri l’andamento globale del progetto può costituire un primo elemento di valutazione, ma è pur vero che l’esito di un progetto dipende da tantissimi fattori, ed individuarne il singolo contributo può essere piuttosto difficile.
E allora?
Ogni intervento di counselling inizia con la definizione di un obiettivo, all’interno del quale possono essere individuate alcune variabili psicologiche. Quasi ogni variabile psicologica è misurabile tramite l’utilizzo degli opportuni test psicoattitudinali. I test devono essere compilati prima e dopo l’intervento, in modo da rilevare un’eventuale differenza nei risultati. La differenza fra i due risultati fornisce un’indicazione sulla validità dell’intervento di counselling.
Inoltre Greif2 suggerisce di misurare anche le variabili globali.
Come, ad esempio: l’atteggiamento delle persone verso il progetto, la percezione del livello di benessere lavorativo, la soddisfazione del cliente riguardo l’andamento del progetto e il grado di raggiungimento dell’obiettivo.
Misurare le variabili globali significa avventurarsi in un terreno misto, formato da variabili psicologiche e da variabili tecniche connesse al progetto. Però nulla è impossibile e si potrebbe, in mancanza di meglio, procedere artigianalmente: per valutare la soddisfazione del cliente, ad esempio, potrei realizzare un questionario ad hoc e tentare, così, di separare gli effetti connessi alla gestione tecnica del progetto, come il rispetto delle tempistiche e dei costi, dagli effetti dell’intervento psicologico, come il miglioramento del clima lavorativo e l’aumento delle competenze relazionali.
Credo che la valutazione dell’intervento di couselling sia un argomento piuttosto sentito. I costi da sostenere per un supporto del genere rientrerebbero in quelli del progetto e bisogna capire se “il gioco vale la candela”.
Quindi anche questo tema sicuramente merita degli approfondimenti.
Ma qual è la figura professionale che dovrebbe fare la valutazione dell’efficacia dell’intervento di counselling?
Beh, lo psicologo.
Lo stesso di prima?
Lo stesso di prima.
Ah, ecco!
2 “Advances research in coaching outcome” di Siegfried Greif, pubblicata dalla rivista “International Coaching Psychology Review”, Vol. 2 No. 3 November 2007, The British Psychological Society – ISSN: 1750-2764.